Navigation Menu+

Assaggi ad arte #9, CONTORNO €3,99 [EXPO]

Critica di CHIARA TAVELLA

“Cipolle, patate, pomodori, zucche e zucchini, melanzane, piselli e spinaci… nella cornice verde di Villa Varda – un verde che entra ancora prepotente anche dentro gli spazi del caffè, in questo scorcio d’estate – la mostra a quattro mani di Marisa Bidese e Nicolas Milanese potrebbe sembrare l’esaltazione della greeneconomy, un’apoteosi del vegetarianesimo, un manifesto del vegan-pensiero… Ma, come spesso accade, c’è dell’altro. Intanto, si tratta di due lavori per certi versi lontanissimi fra loro: le carte di Marisa, realizzate con scarti di verdure lavorati attraverso un laborioso procedimento artigianale, hanno tutta la vivezza, il calore del “fatto a mano”, la texture ruvida e granulosa dell’informe, il sapore greve e robusto della materia. Anche se a ben vedere ricordano, con le forme astratte e i giochi segnici che simulano, grandi maestri dell’Informale: melanzane come concetti spaziali del Fontana anni ’50, filamenti di spinacio come certi sinuosi segni di Licini, bacelli di pisello mescolati nel disordine totale come le esplosioni gestuali di Tancredi, o ammassati a simulare le nebulose cromatiche di Rothko… Siamo fin portati a dimenticare il materiale di cui sono fatti, presi come siamo dal fascino delle cromie delicate, degli infiniti toni di verdi, gialli, crema, a volte accesi da un tocco di foglia d’oro.

Di contro le fotografie di Nicolas Milanese rappresentano, eccome!, degli ortaggi. Anzi, la definizione maniacale, iperrealista, dell’immagine consente di apprezzare ogni minimo dettaglio, ogni nervatura vegetale e addirittura, in questi frutti che spuntano or ora dalla terra, in una luce da palcoscenico,… il codice a barre! Come a dire che sono geneticamente modificati, pronti per essere trasferiti nei vassoi di polistirolo del supermercato, incellophanati e cosparsi di conservante perchè mantengano tutta la freschezza del “prodotto naturale”, da vendere al prezzo civetta – tipica espressione delle più scontate tecniche di marketing – di euro 3,99 – giusto il titolo della mostra.

Evidente la provocazione, in queste fotografie che di primo acchito sembrano belle, piene di vita e di turgore come nature morte fiammighe, e rivelano invece la triste verità dell’artefatto, dell’innaturale che pervade il mondo in cui viviamo fin a partire dal cibo.
Ed ecco perchè, sì, la mostra ha certamente un riferimento alle teorie vegan, abbracciate da Nicolas, ma, per quell’agro che persiste al di sotto dell’ironia, va ben oltre una semplicistica celebrazione. Queste verdure che nascono già contraffatte, tanto belle ma così finte, diventano un’icona delle modalità di consumo attuali, dello spreco e della manipolazione, mentre lo scarto, il rifiuto, la buccia immangiabile, riutilizzati da Marisa attraverso una tecnica antica e sapiente, sottendono la poetica e la posia del riciclo e assumono un’inaspettata bellezza. Una mostra a quattro mani, a due teste complementari una all’altra, per sorridere e riflettere insieme sulle contraddizioni insite nel cibo e, col cibo, nel nostro mondo quotidiano.”